Io i Pugili li ho visti piangere, gridare, pregare, sanguinare, anche morire li ho visti tutti; come Daniele Petrucci, che si è venduto una cofana di asfalto per comprarsi i guantoni neri, che Carlo Maggi gli calzava nelle mani gonfie come salsicce.
Li ho ritratti nella loro nuda ferocia e fragile sacralità come figli e come fratelli che non ho più.
Ho attraversato chilometri e chilometri di sottosuolo umano per poter affrescare corpi volti.
Sono il Fotografo del corpo e sono il Fotografo dell’anima, colui che cammina con l’avanzare della tenera notte.